“Lars e una ragazza tutta sua” di Craig Gillespie

“E così trovava consolazione passeggiando su e giù per il prato scrivendo e incidendo sulla corteccia degli alberi e sulla sabbia fine una infinita serie di versi tutti ispirati alla sua solitudine… ma la cosa che lo affliggeva di più era il non avere accanto un altro spirito solitario” Lars Lindstrom (Ryan Gosling).

Il film comincia con la panoramica di una fredda e addormentata cittadina del Midwest. I colori freddi iniziali rappresentano simbolicamente una sorta di “congelamento affettivo” generale, lo stesso che caratterizza il personaggio principale del film, Lars, un ragazzo di 30 anni, timido, introverso, di poche parole e schivo nelle relazioni sociali.

Lars e una ragazza tutta sua

Lars vive in un freddo garage. Le uniche persone che si preoccupano di lui sono il fratello e sua moglie. Quest’ultima è incinta e cerca in tutti i modi di entrare nel piccolo e turbato mondo di Lars, ma invano. Il ragazzo, infatti, sfugge sempre agli “agguati” della dolce e premurosa cognata.

Ma un giorno sembra che tutto possa cambiare. Il taciturno Lars annuncia che ha una ragazza e che la presenterà ai parenti. Peccato che si tratti di una bambola di silicone, completa di tutti i particolari anatomici, che il giovane ha comprato via internet.

La presenta su una sedia a rotelle. Secondo il racconto di Lars, la ragazza è rimasta paralizzata a causa di un incidente mentre svolgeva il suo lavoro di missionaria. Questo particolare fa pensare ad una identificazione del giovane con la sua stessa parte malata, disabile, incapace di muoversi.

Il “delirio” del giovane e di tutta la comunità ha inizio.

Dietro suggerimento della bizzarra ma molto credibile dottoressa di famiglia (la quale possiede anche una laurea in Psicologia), i familiari di Lars e tutta la comunità accolgono Bianca (è questo il nome dato dal giovane alla “Real doll”), come se fosse vera.

Perché, in realtà, Bianca è vera. Per Lars è reale, e rappresenta la proiezione delle sue paure, delle sua angosce abbandoniche.

Nel giovane personaggio il distacco difensivo dalla realtà coincide, infatti, con l’inizio della gravidanza della cognata, poiché questo evento riattiva in lui il trauma non elaborato del grave distacco da sua madre, morta di parto nel darlo alla luce.

Il ragazzo ora ha bisogno di Bianca, del suo “Oggetto transizionale” per dirla in termini Winnicottiani, per avviare il processo di separazione-individuazione da questa madre onnipotente e onnipresente, nonché illusoria, che è dentro di lui.

E questo importante percorso di crescita riguarda un po’ tutta la comunità, altrettanto regredita e mai evolutasi.

La dottoressa comincia a curare Bianca per “una strana malattia”, e attraverso di lei, cura Lars.

La bambola come alter ego, riesce a dar voce a tutti i problemi del giovane, fino ad allora taciuti. E attraverso Bianca, Lars muove i suoi “primi passi” all’interno di un mondo che gli era del tutto sconosciuto, fatto di feste, uscite con gli amici, relazioni sociali. Inoltre comincerà a muoversi, incerto, nel sempre minato campo dell’amore avvicinandosi poco per volta, ad una collega segretamente innamorata di lui.

Bianca, risulterà più vera di molte altre persone e si farà strada nel cuore della gente che la circonda, colmandone i vuoti, al punto che lo spettatore stesso sembrerà trovar difficile ricordarsi che in fondo è solo una “bambola”.

Lentamente il bizzarro personaggio farà ammalare ed in seguito morire, Bianca. E con essa una parte di lui, la parte regredita, impaurita, bloccata nel passato.

Al funerale di Bianca, il giovane chiederà alla collega di fare una passeggiata. È pronto. È guarito.

Ciò che mette in scena il film – favola moderna “Lars e una ragazza tutta sua” è un comico ma toccante pellegrinaggio verso il rinnovamento di se stessi.

Dr. Nicoletta Spina

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