L’ipnosi e la magia della relazione – a cura del Dr. Nicola D’Ascanio

“Spesso riusciamo a scorgere i fatti importanti solo dopo aver soppresso la domanda ‘perché’; allora nel corso delle nostre indagini, i fatti stessi ci conducono a una risposta.”

A.C. Doyle

Nella storia dell’umanità, inizialmente, le parole risultavano essere magiche ed è con esse che l’uomo ha inventato e realizzato il suo mondo.  All’inizio c’era l’Eden, il paradiso terrestre. Adamo ed Eva vivevano in una sorta di spensierata beatitudine… Ad un certo punto Eva con la complicità di un serpente decide di cambiare se stessa e il suo compagno. Per far questo costringe dolcemente Adamo a mangiare il frutto della conoscenza. Quali parole abbia utilizzato per convincere Adamo non c’è dato sapere…

Supponiamo che per convincere Adamo abbia utilizzato un tipo di comunicazione che oggi definiremmo “ipnotica”: sarà andata verso Adamo guardandolo dritto negli occhi, avrà abbassato il tono della sua voce, avrà rispecchiato il suo comportamento… in poche parole la sua comunicazione risultò essere cosi convincente da indurre il suo compagno a trasgredire il divieto divino. Da quel momento, per la coppia, nulla fu più come prima.

Diventati consapevoli dei propri vizi e delle proprie virtù furono condannati ad essere liberi.

È possibile oggi parlare di ipnosi? È possibile parlare di qualcosa che sembra emergere dalle nebbie e dalle pratiche magiche? In realtà l’utilizzo dell’ipnosi per la cura dei problemi e delle sofferenze umane è antico quanto la storia dei tentativi dell’uomo di curare se stesso e i suoi simili (Watkins, 1987).

L’ipnosi è nota all’uomo da circa cinquemila anni, chiaramente sotto nomi e fenomenologie diverse. Era conosciuto dagli antichi Cinesi, dagli Egizi, dagli Indiani, dagli Ebrei, dai Greci e dai Romani (Granone 1989). In alcune di queste popolazioni l’ipnosi era utilizzata terapeuticamente come una sorta di “sonno magico” e praticato nei templi dai sacerdoti. Gli indiani d’America la utilizzavano nelle loro pratiche di iniziazione con i giovani guerrieri che, trascinati dalle cantilene dello stregone di turno scivolavano in una sorta di autoipnosi di gruppo. In questa condizione imparavano a combattere e a compiere atti di straordinario coraggio. Nell’antico oriente, Wang Tai, fondatore della medicina cinese (xx sec. a. C.), insegnava ai suoi seguaci una tecnica terapeutica che utilizzava l’incantesimo e il passaggio delle mani al di sopra del corpo delle persone (Loriedo 2006). Chiaramente queste pratiche, con i relativi successi erano messi in relazione con il soprannaturale. Oggi, fortunatamente, l’ipnosi liberata dal soprannaturale e dalle tante teorie che hanno da sempre cercato di spiegarla può vantare una dignità scientifica basata su una mole infinita di esperimenti.

In pratica, che cos’è l’ipnosi?

La trance ipnotica rappresenta una condizione naturale della mente umana. Facciamo un piccolo esempio: è capitato a chiunque viaggi spesso in auto, di giungere a destinazione senza alcun  ricordo del percorso compiuto e allo stesso tempo mostrare una lucidità e un senso di rilassamento molto accentuati. Sarà anche capitato, mentre si guidava in questa particolare condizione definita “trance naturale”, che la reazione a qualcosa di imprevisto sia stata più veloce ed efficace di quanto lo sarebbe stata in un normale stato di veglia. Sono queste le modalità con cui l’ipnosi si intreccia con l’esperienza di tutti i giorni, dilatando le nostre capacità di percepire la realtà e di interagire con essa. Individuarlo come elemento naturale è un passo necessario per emancipare l’ipnosi dal mito e dal pregiudizio di chi lo ritiene erroneamente uno strumento di manipolazione.

Il pregiudizio fondamentale sull’ipnosi del secolo scorso è legato soprattutto all’immagine di un soggetto (ipnotista) che ne sottomette un altro (paziente) impartendogli una serie di ordini: rilassati, chiudi gli occhi, dormi, ecc. La nuova concezione dell’ipnosi moderna è diametralmente diversa. Il soggetto in trance è un individuo attivo dotato di potenzialità che l’ipnotista ricerca ed utilizza per il bene del paziente. La trance ipnotica rappresenta uno stato di coscienza molto diverso dal sonno e può essere indotta attraverso una serie di tecniche chiamate induttive (tali tecniche servono a fissare l’attenzione su qualcosa di molto importante per il paziente). Terapeuta e paziente partecipano reciprocamente alla trance stabilendo una relazione (rapport) selettiva reciprocamente coinvolgente. In questa condizione il paziente riesce ad abbandonare le proprie resistenze e collabora con tutte le sue risorse alla cosiddetta working alliance con il terapeuta.

Lo stato ipnotico è uno stato di apprendimento attivo non mediato dalla coscienza. Da un punto di vista cerebrale si disattiva l’emisfero sinistro per stimolare direttamente l’emisfero destro sede dei nostri ricordi ed esperienze accumulate. E’ una condizione in cui i pregiudizi e le confusioni della coscienza vengono ridotti al minimo in modo che possa aver luogo con maggior efficacia un nuovo apprendimento. Un ipnoterapeuta esperto nella sua pratica clinica utilizza sempre una comunicazione a più livelli, tenendo presente sia la mente conscia che la mente inconscia del paziente. Per far questo si serve di: analogie, giochi di parole, metafore, aforismi, storie. Tale modalità comunicativa utilizza un contesto generale per fissare l’attenzione della coscienza, mentre le associazioni individuali di parole, frasi, all’interno di quel contesto, vengono registrate dall’inconscio, dove possono produrre i loro effetti (Erickson, Rossi, 1975). La suggestione ipnotica, quindi, non rappresenta una specie di magia verbale, che può essere imposta ai pazienti per costringerli a fare qualcosa. Tali suggestioni, risultano efficaci soltanto nella misura in cui attivano, bloccano o modificano il funzionamento di meccanismi mentali naturali, permettendo di evocare e utilizzare potenzialità già esistenti nel paziente.

Risulta evidente a questo punto che l’impiego dell’ipnosi non rappresenta semplicemente la soppressione diretta del sintomo. L’obiettivo dell’utilizzazione dell’ipnosi, come in qualsiasi tipo di psicoterapia, è più ampio e il sintomo va visto nel più vasto ambito del quadro psicologico generale (Gulotta, 1980).

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5 thoughts on “L’ipnosi e la magia della relazione – a cura del Dr. Nicola D’Ascanio

  1. “Individuarlo come elemento naturale è un passo necessario per emancipare l’ipnosi dal mito e dal pregiudizio di chi lo ritiene erroneamente uno strumento di manipolazione.” – Bravissimo! Mi ė piaciuto molto ????

  2. Ho fatto l’universita’ studiando psicologia. ….mi hanno sempre detto che l’ipnosi può essere dannosa….dopo aver letto l’articolo penso che approfondiro’ l’argomento ipnosi. Voglio saperne di più.

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