Stare da soli per rifuggire se stessi

“Chi è realmente in grado di stare da solo, sta sicuramente con qualcuno…”

I processi amorosi sono il prodotto di fattori emozionali, di sogni infantili, e, dunque, di scelte impulsive e irrazionali; solitamente la crisi precoce della coppia avviene poiché non è stato stabilito un legame amoroso forte.

Oggi il problema sembra essere a monte; ovvero l’impossibilità o non volontà di dare il Via ad un processo amoroso, prendendosi il Rischio del comunque vada

Dicks (1967) si riferisce al rapporto coniugale come ad una “relazione terapeutica naturale” in quanto si verifica un incastro tra i due mondi interni dei partners. Secondo l’autore si manifesta una sorta di attribuzione reciproca a livello inconscio di bisogni e sentimenti a discapito dei propri confini individuali in una relazione affettiva duratura e significativa. La relazione viene creata proprio con l’obiettivo di accedere a una dimensione nuova ed evoluta, in grado di trasformare e rigenerare quanto già sperimentato sul piano affettivo e relazionale nei contesti familiari di provenienza.

Ognuno reca con sé aspettative, desideri, bisogni di riparazione e li affida all’altro che, tuttavia, deve possedere aspetti di sé corrispondenti a tali attese, generando così nuove combinazioni delle rispettive trame narrative e fantasmatiche.

Oggi è molto diffusa l’immaturità affettiva che impedisce e danneggia la relazione. Ognuno tende a rimanere chiuso nel suo piccolo mondo di egoismo, di pretese, di lamenti infantili. “Sono fatto così”, diciamo spesso al partner, “e non sarai di certo tu a farmi cambiare!”

Ma perché? Ma che senso ha questa frase? L’altro è lì esattamente per consentire ciò, ovvero il cambiamento.

Relazionarci con una persona nel quotidiano, a livello affettivo e sentimentale, serve proprio alla possibilità, solo se lo si vuole profondamente, di cambiamento attraverso il rispecchiamento.

È importante favorire la maturazione individuale attraverso la relazione di coppia.

La vita è un incessante processo di cambiamento. Ogni mutamento è, pertanto, potenzialmente l’occasione di una crisi, perché costringe i membri della coppia a rifare i propri programmi, continuamente.

In Oriente raccontano che Dio, in principio, era completamente solo con se stesso, e che non si sentiva per nulla a proprio agio, poiché non aveva modo di sapere chi fosse; così, per scoprirlo, creò l’universo. Creò degli esseri distinti nei quali gli fosse possibile rispecchiarsi. Jung afferma: “Soltanto osservandoti dall’esterno, infatti, potrai riuscire a scoprire chi tu sia: per riuscire a vedere com’è fatto il tuo volto, il tuo aspetto, hai bisogno di uno specchio. Come puoi scoprire chi sei, vivendo da qualche parte in mezzo al deserto, senza specchi a disposizione e senza la possibilità di incontrare qualcuno che ti rispecchi?”

Da ciò deduciamo che, in realtà, chi vanta la sua condizione di single con la presunta capacità di saper stare da solo o di voler stare da solo, in realtà ci sta dicendo che non ha nessuna voglia di conoscere realmente se stesso e in profondità. Pertanto questa convinzione del non volersi immergere in una relazione importante è un sintomo. Sintomo inteso come “…una drammatica perdita di senso” (Widmann) o come godimento mortifero, come il reale che morde nella carne e nello spirito, lacanianamente parlando.  È la modalità con cui ci si difende dalla conoscenza di Sé, allontanandosi dalla realtà.

Conoscere se stessi profondamente attraverso l’altro presupporrebbe accettarsi così come si è, ma noi non vogliamo essere noi stessi perché non riusciamo a sopportare noi stessi, e quindi non facciamo mai progressi.

Soltanto quando accettiamo ciò che ci ripugna di più otteniamo una reale volontà di cambiare, non prima.

E l’altro sembra essere ciò che potrebbe facilitare questo processo.

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