Omosessualità femminile

“Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis”.

“Viviamo, mia Lesbia, e amiamo,
e i rimproveri dei vecchi severi
non stimiamoli tutti neanche un soldo”.

Catullo

Il carme cinque di Catullo, intitolato “Vivamus mea lesbia” è uno dei carme più celebrati dell’intera letteratura latina, inneggia a un amore passionale paragonabile ad un “ama e non curarti dei giudizi degli altri”.

In quest’ottica affronteremo l’argomento dell’omosessualità femminile. L’importanza, cioè, del saper amare e relazionarsi in modo sano ad un altro individuo, in questo caso dello stesso sesso, al di là dell’orientamento sessuale.

Esistono le persone, non i gay, gli etero o le lesbiche.

Possiamo paragonare l’orientamento sessuale allo spettro dei colori di un arcobaleno che varia in gradi, diversità e intensità.

In una prospettiva multidimensionale, l’orientamento sessuale è costituito da una molteplicità di componenti: l’identificazione di sé, il comportamento, le fantasie, il coinvolgimento affettivo, l’attuale stato relazionale. Queste possono anche non andare nella medesima direzione e subire mutamenti nel corso del tempo.

Ogni individuo sviluppa una sua unica e personalizzata “organizzazione” delle attrazioni erotiche ed affettive, delle fantasie e delle attività sessuali, unica come il timbro di voce o l’impronta digitale.

Le donne lesbiche tendono a percepire l’orientamento sessuale come un aspetto flessibile e mutevole. Ad esempio, gli uomini gay che hanno alle spalle precedenti matrimoni o relazioni eterosessuali spesso si descrivono come persone “che lo hanno sempre saputo” o che hanno finalmente “scoperto” la loro “vera natura”; le donne lesbiche in genere non definiscono “strane” o “non autentiche” le precedenti relazioni eterosessuali. È come se dicessero: “quella è come ero prima, adesso invece sono così”. A volte affermano di “essere diventate” lesbiche.

Da questa poliedricità di esperienze, se ne evince perlomeno che vi siano origini e percorsi che possono variare incredibilmente da persona a persona.

Nella nostra società le donne vengono allevate in un modo meno polarizzato rispetto al sesso, in confronto agli uomini. Relativamente ai maschi, le ragazze sono meno “punite” per comportamenti non conformi al proprio sesso e, come rilevano Bell et al., tendono ad impegnarsi in attività tipiche ma anche non tipiche rispetto al sesso e ad avere compagni di gioco di entrambi i sessi, aspetti che sono invece molto meno frequenti e accettati nei ragazzi.

La capacità di amare e soprattutto la capacità di mantenere una relazione duratura nel tempo richiede non solo la “fiducia di base negli altri”, ma un sufficiente grado di fiducia in sé stessi, di autostima; di conseguenza, solo partendo da una “base sicura” ci si potrà sentire capaci di amare ed essere amati.

Il pregiudizio e le difficoltà legate al senso di vergogna della propria omosessualità portano, altresì, alla separazione tra eroticità ed affettività; le esperienze interiorizzate di vergogna relative all’autopercezione della propria condizione omosessuale, precedenti e concomitanti all’emergere dell’identità gay, supportano questa scissione.

Anche se questa scissione oggi è sempre più presente tra le persone in generale, al di là dell’orientamento sessuale.

Lo scoprirsi gay può portare un carico di vergogna e colpa che si traduce spesso in odio verso se stessi e ritarda il consolidamento dell’identità sessuale, pilastro dell’identità personale. Nel tempo, questo odio verso se stessi se non elaborato, si sposta e tramuta in odio e rabbia verso le persone, la società, l’istituzione ed altro ancora, ingaggiando una guerra senza fine.

L’autostima, già colpita dal rifiuto genitoriale, potrebbe essere ulteriormente minata dall’atteggiamento pregiudizievole e rifiutante dei coetanei.

Per questo motivo non è semplice fare coming out, spesso confuso con una sorta di giustificazione riguardo ai propri gusti e all’orientamento sessuale. Non dobbiamo mai giustificarci con nessuno riguardo alle nostre scelte! Ed è fondamentale fare un’accurata scelta: con chi aprirsi? E quando?

Parlare di “faccende” personali, qualunque esse siano, non è sempre utile, soprattutto fatto tout court, e con chi capita. Così si rischia di mostrare il fianco e diventare vulnerabili di fronte a persone che magari possono colpirci e farci solo più male. Dunque sfatiamo il mito dell’autosvelamento sempre e comunque e a tutti i costi. In generale non mi sembra che le persone debbano andare in giro a raccontare cose personali a chi capita. Perché dovrebbe essere così per i gusti sessuali?

Per concludere, l’unica cosa che conta è la reale capacità di amare e di essere amati, e, quest’ultima, quando è autentica e profondamente radicata in noi, non ha bisogno di ostentazioni o manifestazioni plateali. Esiste e basta.

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One thought on “Omosessualità femminile

  1. Argomento interessante da approfondire, estenderò a mie amiche questo post, ne conosco molte più di quello che si sospetta, incuriosite dal l’argomento
    Buona giornata

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