“In psicoterapia ciò che conta è che il paziente capisca, non che l’analista abbia ragione.”
A volte le nostre notti sono affollate di sogni, altre volte, crediamo di non sognare; i nostri sogni, a volte, ci sembrano memorie del passato, altre volte ci sembrano premonizioni del futuro, oppure sembrano non avere alcun senso: in ogni caso, l’attività onirica riveste sempre un’importanza fondamentale per ognuno di noi.
Le immagini e le idee contenute nei sogni non possono essere spiegate in termini di memoria, secondo Carl Gustav Jung.
Esse, piuttosto, esprimono pensieri nuovi che non hanno ancora mai raggiunto la soglia della coscienza.
Gli elementi del sogno costituiscono le radici invisibili dei nostri pensieri consci.
Le immagini oniriche hanno un contenuto emotivo che le idee coscienti non hanno più, poiché i meccanismi razionali le hanno private proprio di ciò. Pertanto, il sogno e le sue immagini, ci “costringono” a porre attenzione a delle cose che da svegli non considereremmo, al fine di poter cambiare atteggiamenti sbagliati o modificare cose che nella nostra esistenza non funzionano o ci danneggiano.
Nella nostra vita quotidiana siamo esposti continuamente a stimoli di varia natura, dai quali ci difendiamo costantemente (la cattiveria dei colleghi, i problemi a lavoro, le persone che ci stimolano o ci deprimono, i pregiudizi sociali, i giudizi, le false convinzioni, ecc), arrivando a condurre una vita, più o meno, artificiale.
Ciò comporta il dissociarsi nevroticamente dalla propria parte più autentica, più istintuale, dalla natura primitiva che è dentro di noi.
Il sogno, pertanto, svolge una funzione compensatrice nella misura in cui cerca di ristabilire il nostro status psicologico integrando parti scisse attraverso simboli e immagini che spesso sono in contrapposizione col nostro “essere” cosciente e con la maschera diurna che indossiamo.
Un esempio potrebbe essere quello di una persona che ha idee grandiose e poco realistiche o un’opinione di sé troppo alta (o, ancora, fa progetti sproporzionati in base alle proprie effettive capacità), che sogna di volare o di cadere.
Il sogno tenta di portare alla realtà per “limitare i danni” e avvertire il sognatore di potenziali pericoli in cui incorre, legati, ad esempio, a manie di grandezza o forme di esaltazione.
Se il sognatore non gli dà retta, nella realtà, potrebbero effettivamente capitare delle vicende che rappresentano uno stop, un freno (incidenti, cadute rovinose, ecc).
Non vi è nulla di magico in questo, semplicemente l’inconscio, attraverso il sogno, anticipa ciò che potrebbe accadere nella realtà qualora si reiterasse un certo tipo di comportamento.
L’inconscio attivo nei sogni sa le cose prima che accadano e le predice.
“…Ciò che non riusciamo a vedere consciamente viene spesso percepito dall’inconscio che può trasmetterci l’informazione attraverso i sogni…” (L’Uomo e i suoi Simboli – Carl G. Jung, Raffaello Cortina Editore).
Non sempre ciò accade, però.
L’inconscio che sogna appartiene allo Spirito, alla Natura, che sa essere tanto benevola, quanto maligna, per dirla alla Leopardi.
A volte, infatti, l’inconscio attraverso il Sogno si burla di noi, ci depista.
I simboli nei sogni sono prodotti naturali e spontanei privi di meccanismi razionali.
È noto anche che il linguaggio del sogno risulta essere molto articolato, bizzarro e incomprensibile. Freud parlava di “censore”, ovvero di una speciale funzione della psiche che ingannava la coscienza del sognatore per impedirgli di arrivare all’oggetto reale; Jung, invece, asseriva che a livello subliminale le idee e le immagini sono trattenute e perdono in chiarezza e definizione, pertanto sono meno razionali e ad un livello di tensione inferiore rispetto alla coscienza e, perciò, più incomprensibili.
La psicoterapia non può prescindere dal lavoro sui sogni.
Il sogno come linguaggio e veicolo per l’inconscio aiuta molto nel processo di integrazione dell’individuo, tentando di stabilire un equilibrio tra le forze coscienti e le forze inconsce del paziente.
Per lo psicoterapeuta/analista è altrettanto importante non basarsi su schemi fissi o idee preconcette riguardo al sogno del paziente, poiché uno sogno simile, in pazienti diversi, può avere diversi significati. Ciò che conta è la persona che si ha di fronte e la sua storia personale, anche perché non dobbiamo mai dimenticare che in un percorso terapeutico ciò che conta è che il paziente capisca, non che l’analista abbia ragione.